Sono tornata da Elavia, sono stati cinque giorni magici.
Sono stata per qualche giorno il Vescovo Stonewolf,
per altri la sciamana figlia della tigre Talyn Sun.
Ma andiamo con ordine. La mattina del 1° di giugno anno di grazia 2011 parto da Milano, destinazione Prati di Tivo, 600 km lontana da casa, una traversata di mezza Italia per rispondere al richiamo dell'avventura. Partiamo in tre, Fabio, Celinor ed io. Il tempo non è dei migliori ma la voglia di giocare è tanta, ed una volta giunti alla meta si corre a prepararsi, si vestono i panni degli eroi che compiranno l'impresa.
E quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare (in rigoroso ordine sparso i momenti salienti di questa 5 giorni): si affrontano nemici del regno, si viene trasportati all'interno del cuore magico del mondo, si piange per i compagni caduti in battaglia, si parte per recuperare le loro anime, si viene fregati dalla propria nemesi, si viene maledetti dallo spirito del mondo, si fa a botte con i licantropi e si viene accettati nel branco.
E poi ancora, visioni apocalittiche di morte e di ghiaccio, fiumi che inghiottono amici, eroi del passato che guidano gli eserciti alla pugna, il cielo color ferro squarciato dai fulmini, la pioggia che frusta il tuo volto, un duello sotto un cielo impietoso, un altro duello sotto un tiepido sole che fa capolino da dietro una nuvola, una prova di fede al cospetto del tuo dio.
Non è ancora finita, fare a gara a chi falcia più nemici, riunioni di istituzioni interminabili, crisi politiche internazionali ogni giorno, amare da morire il proprio mantello in finta pelliccia, fare tardi la sera, ridere con gli amici, ridere fino alle lacrime, piangere dalla rabbia e urlare al cielo.
E alla fine si salutano tutti e si riparte, continuare a parlare delle scene epiche, affrontare altri 600km che sembrano infiniti, maledire il traffico del rientro mentre alla radio passa una
canzone carica di malinconia, vincere i colpi di sonno e tornare in una milano addormentata e silenziosa dopo le 4 del mattino.
Rientrare in ufficio oggi, il saluto dei colleghi e sentirsi chiedere come ogni volta "Allora, hai vinto?".