Friday, September 16, 2016

The Astonishing, is astonishing indeed?

Oggi è venerdì 16, come promesso ecco che sgancio la bomba con il ritorno delle mie recensioni.
Innanzi tutto scusate il titolo in inglese ma le idee faticano ancora un po' a tornare. Per i meno avvezzi con la lingua fornisco pratica traduzione.
La sorprendenza Meraviglia, è sorprendente davvero?
Come avrete capito dal titolo (e alcuni dallo spoiler del post di lunedì) sono una a cui piace complicarsi la vita e, non paga di ciò, attirarsi antipatie, parlerò dell'ultimo lavoro in studio dei Dream Theater. 
L'articolo qui andrà per le lunghe, quindi se siete a posto così non ve ne vorrò male, ci rivediamo lunedì 19, tante care cose a casa.
Ciao, ciao, cià!

Iniziamo allora, che la strada è lunga e non necessariamente diritta.
I Dream Theater (DT da ora) li conosciamo tutti vero? In caso stiate facendo di no con la testolina vi incollo qui il link di Wikipedia, così colmate questa lacuna e vi fare un'idea di quello di cui sto parlando, e magari a voler esagerare vi scappa anche l'ascolto di uno o due dischi belli su spotify o youtube.
A fine gennaio di quest'anno è uscito il loro ultimo disco, The Astonishing, monumentale concept album nelle sue 2 ore e più di durata.

Il concept album è un tema con cui le band prog si misurano spesso, oserei dire uno stilema del genere prog con cui è possibile misurare l'effettiva maturità artistica di un gruppo. Spesso infatti abbiamo tematiche e storie complesse e brani lunghi molto strutturati in vere e proprie architetture musicali.
Albi del genere sono caratterizzati da una storia, un tema ed un'uniformità narrativa che si sviluppa per tutta la durata del disco.
Per amor di completezza, dato che siamo in ballo balliamo, elenco qualche concept fondamentale del rock, così vi fate un'idea di cosa stiamo parlando. L'elenco qui è assolutamente in ordine sparso, che non ho sbatta di ordinarlo cronologicamente:
  • The Wall - Pink Floyd
  • Tommy - The Who
  • Seventh Son of a Seventh Son - Iron Maiden
  • Goodbye Yellow Brick Road - Elthon John
  • Operation Mindcrime - Queensrÿche
  • The Final Experimen - Ayreon
  • Aqualung - Jethro Tull
  • The risa and fall of Ziggy Stardus - David Bowie
  • Metropolis Pt. 2: Scenes from a Memory - Dream Theater
The Astonishing, si diceva, un nuovo concept su un futuro post bellico distopico,  e quando un tuo precedente disco è inserito di diritto nel bignami delle cose fondamentali capisci che le aspettative non possono che essere alte.
Ok, sono i DT, musicalmente so cosa aspettarmi, anche se sono passati molti anni dall'ultimo loro lavoro che mi ha veramente detto qualcosa, ma ho la fortuna di avere un abbonamento premium a spotify, così un ascolto non si nega (quasi) mai a nessuno!

Trattandosi di un concept ho iniziato a leggere la trama che vi riporto sintetizzata qui sotto:
"Mondo del futuro in regime semitotalitario, dove la musica è bandita. In un villaggio sperduto si trova un gruppo di dissidenti politici che lotta per la libertà, tra di loro vi è un salvatore che ha il dono e il potere della musica. Il tutto si complica quando la figlia dell'imperatore del male si innamora di lui, ma tra mille peripezie e tradimenti, l'ammmmmore e la museca trionfanno e alla fine vissero tutti felici e contenti."
Una diapositiva di me medesima dopo la lettura della sinossi.


Avrei da ridire, si e anche tanto, perchè la trama (a parte tutte le fregnacce della storia d'ammore) ricorda 2112 dei Rush, senza però averne la grazia e la drammaticità (Neil Perth,  Petrucci compositivamente parlando, ti spiccia casa), che dal mio modesto punto di vista non è un paragone affatto lusinghiero, visto che stiamo parlando dei DT e non della band di Jimmy il FenomenoTM. Che non mi si venga a giustificare la cosa con "E' un tributo ad una delle influenze storiche del genere". No per favore no!
 
(metri di) Paragone.
Quindi la trama in se mi ha deluso, però magari la musica riesce ad emozionarmi, ci spererei ancora in effetti, ma invece ecco che arriva la mazzata vera e propria!
Prendo del tempo per me, senza nessuno in casa e infilo le cuffiette per un ascolto come si deve e no NCS, non ci siamo.
Per prima cosa il disco è LUNGO. Solitamente non ho problemi con dischi lunghi ed articolati, ma a questo giro, per ogni ascoltato dell'album ho faticato parecchio ad arrivare alla fine, ho dovuto fare delle pause tecniche e mi sono chiesta più volte e a più riprese quanto mancasse alla fine del disco.  
Non si tratta semplicemente della lunghezza in termini di minutaggio totale, quella è solo la punta dell'iceberg, il vero problema è che è un disco noioso che si perde troppo spesso in parti che non portano da nessuna parte. Da qualche parte tra l'atto 1 e 2 dovrebbe esserci il tema musicale ricorrente ripreso e riarrangiato a seconda delle necessità narrative, ma questo è nascosto qui e la e non è per niente memorabile ed incisivo. 
Ci sono molte idee e molte ispirazioni, soprattutto di stampo cinematografico, ed un ampio uso di orchestrazioni, ma il tutto è molto confuso, quasi come se Petrucci avesse voluto un film senza immagini in cui la sezione ritmica rimane ingiustamente e anomalmente anonima ed appiattita (Sic!). Le parti più godibili, perchè ad onor del vero ce ne sono, rimangono quelle più melodiche e familiari con il lessico musicale della band, tuttavia non ho potuto fare a meno di notare dei passaggi che sembravano arrivare direttamente dalla pila degli scarti di Metropolis pt.2 e questo mi ha lasciato un po' di amaro in bocca nel non riuscire, in maniera consapevole o meno, a trovare delle sonorità nuove ed ugualmente efficaci.

Mi sento un po' una voce fuori dal coro, perchè generalmente il disco è stato accolto bene da molti critici e stampa di settore, se non altro per l'enorme sforzo creativo nel voler produrre qualcosa di così strutturato e complesso. Purtroppo non riesco ad avere un giudizio morbido e mi rendo conto di viziare questa critica con il paragone inevitabile con Metropolis e 2112, ma nonostante il grandissimo sforzo creativo il risultato rimane comunque mediocre.

3 comments:

Paolo said...

Quando ho letto la trama ho pensato a una genesi del tipo: una sera Petrucci è andato a vedere "We will rock you" (il musical), poi ha mangiato molto pesante (chessò, due teglie di malanzane alla parmigiana di nonna Petrucci e 4 porzioni di poutine di mamma LaBrie) e la notte ha sognata questa "sorprendenza".

Il Lupo della Luna said...

Guarda, io non posso dire che il disco non mi piaccia o sia oggettivamente brutto, ma anche secondo me gli manca quel qualcosa che te lo fa "ascoltare un'altra volta".

Poi ultimamente io e il prog metal non stiamo più andando molto d'accordo, sono un un periodo di riascolto compulsivo di robetta commerciale pop tipo i primi dischi dell'Alan Parsons Project, sai com'è... :p

Valerio said...

Peccato non avessero in testa di fare un musical, perché quello sembra. Una sbrodolata di brani, per carità ben realizzati, ma abbastanza uniformi da non capire se tu stia ascoltando il decimo "reprise"... Basso e batteria sembrano suonati da bravi anonimi turnisti. Lo stile anche, nulla di nuovo, tanti ricordi di vecchi dischi a cui è stato fatto un "trucco e parrucco" non troppo brillante. Fosse durato la metà, sarebbe stata una buona conferma, così è una lunga delusione. Dai DT mi aspetto sempre qualcosa di più, ma sono anni che aspetto...