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Oltre ovviamente alla morte dello stato sociale e alla lenta e inesorabile affermazione dei neofascismi (ma questa è una mia paranoia...).
Leggevo sulla Repubblica di oggi (il quotidiano non il sito) un interessante articoletto sulla storia di Starbucks, raccontata nel libro "Starbucks".
Per chi non mi conosce molto bene è doveroso ricordare quanto a me piaccia il caffe lungo e in generale come straveda per il modello di caffetteria all'americana (divani, wi-fi, musica di sottofondo, giornali da sfogliare, etc) di cui Starbucks è icona e fa parte ormai della cutura pop, un po' come la zuppa Campbell e il detersivo Brillo nella Pop art.
In chiusura il giornalista riportava una citazione di Ernesto Illy - patron della Illy caffè, per chi non lo sapesse - che riporterò qui di seguito:
"[La miscela del caffè di Starbucks] Odora come se fosse stato tostato in un incendio poi spento dai pompieri"
Ora piccolo inciso personale, in ufficio da noi abbiamo le cialde Illy e nella mia personalissima graduatoria dei caffè peggiori che abbia mai bevuto, queste cialde si piazzano dritte dritte nella mia top 5, al contrario dei vari Latte, Mocha e compagni, che ho consumato a Londra e Parigi nei mesi scorsi.
Mi manca Starbucks e mi rattrista enormemente il cartello imposto da Illy, Lavazza e gli altri big dell'arabica made in Italy nei suoi confronti.
Starbucks in Italia si ritaglierebbe la sua degna quota di mercato, perchè oltre l'espresso commercializza altri prodotti.
Certo non è il caffè più economico che possiate bere, ma anche i vari emuli italioti di Starbucks (lino's coffee e i suoi fratelli) non lo sono e non mi sembra se la passino poi così male.
In questo momento non so che cosa darei per un white mocha... invece mi toccherà come al solito quella brodaglia acida della macchinetta.