Tuesday, February 23, 2010

Liquid Clock

liquid clock
Tra le varie occupazioni del dopo lavoro, continua il mio impegno come “direzione artistica” – massì diamoci un tono dai! – per l’East End.
Una delle scoperte più interessanti degli ultimi giorni arriva da Jamendo, piattaforma per la diffusione gratuita della musica attraverso licenza creative commons.

Il gruppo in questione si chiama Liquid Clock. I prodi sono un quartetto di Lodi (basso, batteria, chitarra e sax) ed il loro genere è un funk di derivazione jazz davvero interessante. Consiglio caldamente l’ascolto di Sense of Self, il loro disco, composto da 7 tracce strumentali. Lo potete scaricare gratuitamente qui.

Monday, February 22, 2010

Buon grigio lunedì

Il mio lunedì mattina inizia non nel migliore dei modi.
Il WE di ordinario delirio sanremo-carnevale-fumettopoli si è concluso stancamente bene. Per darvi un’idea di quanto mi sono esaurita vi dico solo che ieri sera sono andata a dormire alle otto e mezzo (20:30), senza la consueta cena-tutti-insieme post fiera.
Per concludere la parentesi sanremese, mi fa piacere che tutti i miei bei calcoli siano andati a donnine facili a causa della variabile televoto. A parte i biNbiminkia fanatici di Scanu, nessuno mi toglierà mai dalla testa il tarlo che scEmanuele&Pupo i voti se li siano comprati a suon di call-center deputati allo scopo. In tutto questo mi rimane una grande tristezza, soprattutto per Marco ed il suo laconico “Mi dispiace” prima dell’esecuzione finale della sua canzone.

Comunque, tornando al grigio lunedì, alcuni fatti drammatici sono da segnalare.

Ho dimenticato di ricaricare il mio ipod, quindi mi sono dovuta (e dovrò) sorbire un viaggio senza sottofondo musicale. Per lo meno a lavoro ho il cellulare con la radio incorporata.
Nel palazzo dove ci sono gli uffici di accabicì, si sta consumando un dramma, non c’è acqua quindi si sono verificate le seguenti tre cose: i riscaldamenti sono spenti, non si può andare in bagno e non va la macchinetta del caffè.
Direi che come inizio non c’è male.

Friday, February 19, 2010

Perchè sanremo è sanremo 3

La puntata di ieri sera del festivalle mi è andata completamente di traverso, perché totalmente fine a se stessa.
Parlando della gara vera e propria, la serata di ieri era dedicata alle esibizioni dei 5 big eliminati (Cutugno, D’angelo, Pupo e i suoi intrepidi amici, i shonhohrha e Scanu) in duetto con cantanti amici e le eliminatorie degli altri 5 giovani.

Le esibizioni dei 5 big sono state francamente imbarazzanti e alquanto trash, e non ho speso più di tanto tempo a guardarli.


Sono rimasta molto delusa al ruolo centrale dato ai cantanti ospiti, che hanno eseguito alcune delle canzoni storiche del festivalle per festeggiarne i 60 anni di ricorrenza.
Questo ha portato i 5 giovani ad esibirsi dopo mezzanotte, una fascia oraria ingrata, non solo per la soglia d’attenzione degli spettatori, che dopo ore e ore non ne possono più, ma anche per le esibizioni dei ragazzi stessi. Il caso di Jessica Brando è emblematico.

Jessica è una cantante di 15 anni, molto brava (anche se il suo genere non è il mio), che per via dell’attuale legge sulla tutela dei minori, che impedisce agli stessi di apparire in tv dopo mezzanotte, non ha potuto cantare la sua canzone dal vivo, ma è stata trasmessa la registrazione della prova generale.

Dopo la solita tiritera in cui la Clerici allunga la zuppo comunicano i due big salvati dal televoto: Scanu e Pupo&scEmanuele Filibertuccia.
Sulla riammissione del dinamico duo la platea si infiamma. Piovono fischi e cori di disapprovazione, Antonellona è sinceramente imbarazzata e cerca di placare il pubblico con qualche frase di circostanza, ma con poco successo.


Parlando di canzoni, come avevo promesso ieri è arrivato il momento di dare qualche giudizio.

Se esistesse la Mabcrazia, sicuramente premierei Cristicchi, perché la sua canzone, sia dal punto di vista delle liriche che della musica, mi piace veramente un sacco, ha mordente un testo critico e sarcastico ed è prona al tormentone mabbesco :D
Un premicino lo darei anche ad Arisa nonostante il suo essere improbabile, per l’originalità del brano (fa tanto canzonetta anni ‘30 ed è adorabile nel suo essere più che vintage e naif) e per aver coinvolto quei geni delle Sorelle Martinetti.


Purtroppo non viviamo in una Mabcrazia e quindi gli scenari che si potrebbero delineare due scenari differenti.
Nel primo il clima meritorio che ha caratterizzato le eliminazioni dei giorni scorsi potrebbe portare alla vittoria de canzoni di Malika o Irene Grandi (grandi favorite) ma temo il tackle di Ruggeri.
Il secondo scenario si delinea invece per il trionfo del populismo, ed il mio lucido terrore è che Povia e la sua paraculaggine possano vincere a mani basse.
Ci potrebbe essere anche un terzo scenario, che chiameremo “V per Vendetta” o “S per Sanremo”, in cui la dirigenza rai vuole prendersi la rivincita per la vittoria di Marco Carta (scuderia Amici) dell’anno scorso e portare alla ribalta uno dei due ragazzi fuori usciti dal laboratorio di X-Factor.
Per quanto le due canzoni di Noemi e Marco non mi dispiacciano, non voglio davvero pensare ad una situazione del genere, perché entrambe non sono all’altezza di una vittoria.


Sul post di domani non garantisco nulla, tutto dipende come sempre da WOW e dai programmi della mia gilda , c’è nell’aria una ICC10 che mi farà perdere i duetti dei big. Purtroppo per quel che riguarda la serata finale so già da ora che non potrò seguirla, causa impegni di lavoro, domenica c’è la fumettopoli e sabato sera sarò impegnata a recuperare fisicamente i premi della gara. Vedremo quanto le mie “previsioni” ci sono andate vicino.

Thursday, February 18, 2010

Perché sanremo è sanremo 2

Come avevo previsto, all’inizio del post di ieri, causa WOW, non sono riuscita a seguire seconda serata del Festivalle.

Tuttavia ci sono alcune chicche che meritano di essere ricordate:

- i vestiti della Clerici (il tema ieri era l’argento)
- le domande inutili alla Regina di Giordania
- la Clerici che balla il can-can
- la Clerici che canta la canzone di Povia.

Gli eliminati della serata dei big sono stati i Sohonhohra (abbondiamo con le acca) e Valerio Scanu. La loro eliminazione ha portato al seppuku di centinaia di migliaia di biNbeminkia; il mondo ora è un posto migliore.
Devo dire che fino ad ora queste eliminazioni sono in linea con le mie preferenze sanremesi, dato che le canzoni per cui tifo sono ancora tutte in gara, anche se ad onor del vero devo dire che non sono ancora riuscita a sentirle tutte come si deve, il tempo a mia disposizione è poco e devo fare un mucchio di cose.

Stasera spero di avere un po’ di tempo per rimediare e farmi un’idea più definita della situazione, anche se il mio giudizio parziale me lo sono già fatto.

Anche stasera non so quanto WOW invaderà il mio dopocena, ma in linea di massima (se riesco a sentire le canzoni che mi mancano) potrei iniziare a tirare le somme e azzardare qualche pronostico.

Wednesday, February 17, 2010

Perchè sanremo è sanremo 1

Edit: ho aggiunto link e immgini qui e la al fine di rendere questo wall-of-text più simpatico ^^

Premessa #1:
Ieri sera non pensavo proprio che oggi avrei redatto una cronaca mabbsca di sanremo, tuttavia la visione ridotta dello stesso mi ha fornito una quantità considerevole di materiale (tragi)comico.
Purtoppo non so quante srate seguirò a causa di WOW e altri impegni, tuttavia cercherò di documentare quanto più mi è possibile.

Premessa #2:
La tastiera del computer dell’ufficio (dal quale ho scritto questo post) non prende bene alcune lettere, se trovate parole che hanno perso caratteri per strada, è per questo motivo.

Ieri sera è finalmente cominciato quel carrozzone mediatico che è sanremo. Io ero pronta a sopportare stoica, in contemporanea al raid ad icc, ore e ore di agonia televisiv-radiofonica, in compagnia dei gialappi su radio 2, che puntuali da diversi anni accompagnavano le mie (dis)avventure sanremesi, regalandomi perle comiche epocali come “Svolta Rock” e tante altre coniate negli anni. Purtroppo ieri sera verso le otto e mezzo ho scoperto con mio rammarico che la diretta radiofonica era stata cancellata :( e rimpiazzata con una trasmissione sanremese condotta da Carlo Pastore.

Ho cercato di rifugiarmi in WOW, concentrandomi sul raid in programma, ma con poco successo perché oltre alla delusione per la maratona radiofonica cancellata, c’era anche la stanchezza accumulata durante un’ordinaria giornata in ufficio (evviva il data entry!).

Così dopo qualche try infruttuoso sul Prof, ho deciso di andare a fare il mollusco sul divano e vedere a che punto erano dalle parti dell’Ariston.

Arrivo che mancano solo poche canzoni, e ovviamente mi sono persa tutte quelle che mi interessavano :P, però il quadro generale è sconfortante, quando giro su rai1 la Clerici, che è vestita come una maitresse di una casa d’appuntamenti, – e credetemi la vista delle sue tette su un 40 pollici full HD non è un bello spettacolo – si trova in compagnia di Cassano (il tipico usufruitore di case d’appuntamento), ma questo è solo l’inizio, al peggio, si sa, non c’è mai limite.

La Clerici mi lascia perplessa, dice di presentare sanremo, ma in realtà nel suo intimo è convinta di trovarsi alla prova del cuoco. La sua conduzione è talmente ingenua e sempliciona che è in grado di trascendere le barriere del trash del kitch. Consegnare nelle mani di Antonellona la conduzione del programma più importante della stagione, non solo aziendalmente parlando, è un suicidio, tanto che fare ironia sulla serata è praticamente sparare sulla croce rossa. Le sue competenze in materia di prime serate sono pari a quelle di una massaia mandata a relazionare ad una conferenza mondiale sulla fisica quantistica.

Dopo una coreografia inutile al confine tra Mulin Rouge e We Will Rock You e un cambio d’abito dell’Antonella (sempre sullo stile casa d’appuntamenti), sale sul palco Ruggeri che canta la sua “La notte delle fate”.

La canzone di Enrico mi lascia perplessa, non so se mi sembra una brutta canzone di Vasco o una brutta canzone di Ruggeri.

Subito dopo la Clerici chiama i Sohnora (o come diavolo si scrive) con l’acca. I due sono francamente imbarazzanti e si presentano con due chitarre, che fingono di suonare. Loro ci credono tantissimo e il biondo pettinato con i mortaretti si esalta manco fosse Joe Satriani. Intanto in prima fila qualche biNbaminkia viene colta da crisi isterica e abbandona questa valle di lacrime, con buona pace della sottoscritta.

E’ il turno di Povia e la sua discussa canzone su Eluana. Povia si prsenta sul palco con una mise che definire terrona è fargli un complimento. Complice la stempiatura incipiente, il nostro sembra una fusion tra il cantante dei Tazenda e un pappone albanese (si lo so, sono sul pezzo oggi :P). Francamente non potevo sperare di meglio.

Ascolto la canzone. Sono interdetta (e sono a 2).

E’ un motivo orecchiabile, intarsiato dalla presenza di archi che lo rendono armonioso, ma il testo mi sembra paraculo, perché mi da l’impressione di prestarsi a diverse interpretazioni e quindi di non schierarsi apertamente né da una parte né dall’altra. A rendermi ancora più insopportabile il momento c’è l’interpretazione gestuale del testo da parte di Povia. In quel momento sento l’irefrenabile impulso di rapire 6 vergini e offrirle in sacrificio al dio del metal. In tutto questo il lato veramente negativo della faccenda è che il brano è davvero orecchiabile e, purtroppo, mi è entrato subito in testa, infatti il mio mattino è accompagnato dalla tedioso ritornello.

Sale sul palco la figlia di Zucchero accompagnata dai Nomadi. La sua canzone si chiama “Il Mondo Piange”. Credo che la canzone stessa sia il motivo della disperazione del mondo. Mentre la ascolto (mio malgrado) la mia attenzione è catturata dal naso ipnotico della Zuccherofiglia e dal cantante dei Nomadi, vestito come un soldato sudista.

Le ultime due canzoni sono di Noemi (che non avevo mai sentito prima, nonostante il suo successo) e di Fabrizio Moro.

La canzone di Noemi mi piace, o forse mi piace come la canta lei, ma soprattutto mi piacciono i suoi capelli.
Della canzone di Moro rimango colpita dall’ecletticità (sanremisticamente parlando) del sound. Il brano parte ska e poi si evolve generando rif graffianti e sonorità crossover.

In tutto questo fa la sua comparsa anche Dita Von Teese (La Mia Signora e Padrona), ovviamente introdotta dalla premiata ditta Clerici/Cassano. Ovviamente Cassano si distingue per la sua mediocricità e ignoranza non sapendo cosa sia il burlesque e chi sta per salire sul palco.

LMSP arriva, fa quello che deve fare in un tripudio di svarosky, esprssioni ammiccanti e vodka martini, ed io vorrei essere quell’oliva in quel momento, vorrei TANTO essere quell’oliva.
Terminato il numero de LMSP l’espressione di Cassano è impagabile.
Ci avviciniamo a grandi falcate (era ora) alla conclusione della prima serata e l’annuncio dei tre eliminati, ma Antonellona la tira per le lunghe ed il pensiero di me inglobata dal mio divano tylosand si fa pressante.

Dopo pause pubblicitarie, messaggi promozionali, inutili filmati di presentazione del Gggiovani, arriva la busta.

Rimango basita dall’ingenuità civettuola della Clerici. Se hai una lista di X cantanti, che conosci perché sei la presentatrice (quindi devi sapere a memoria chi ti sale sul palco e canta cosa), e sai che a fine serata tre saranno eliminati è logico che, andando per esclusione saprai chi passa e chi no.

Invece Antonellona continua con fare giulivo e spensierato, senza fare caso ai cantanti che hanno superato la prima selezione. E a questo punto si consuma il dramma psicologico della maitresse (che è ancora convinta di presentare la prova del cuoco).

Vengono eliminati Toto Cutugno, Nino d’Angelo e Pupo e scEmanale Filiberto!
Questa non è un’eliminazione, questa è pulizia etnica, e nel mio piccolo non posso che gongolare. L’espressione della Clerici, una volta realizzati i nomi degli scartati, è di puro terrore; sul suo volto si legge chiaramente ciò che sta pensando:

AC: “Ommioddio! Hanno eliminato i tre a cui avevo promesso la vittoria del Festivalle!”

Chiaramente i manager riuniti degli interpreti scartati le faranno trovare la testa mozzata di Bigazzi nel letto di Antonellona, con buova pace della sottoscritta.

Fine della prima serata.

Friday, February 12, 2010

@Accabiccì

Martedì ho iniziato il nuovo lavoro.
Mi hanno assunto con la qualifica di Master Data Operator, ovvero data entry. Anni fa avrei snobbato una posizione del genere, visto i trascorsi di qualche anno fa, ma visto il periodo di magra degli ultimi mesi ho deciso di buttarmi in questa avventura.

Il primo impatto, dopo tre giorni in azienda è stato davvero positivo. Sorvolando su alcuni inconvenienti di perco, mi sono inserita subito bene.

Al momento il mio peggior nemico è il sys admin, che ha bloccato l'accesso ad internet al nostro gruppo... così per controllare la posta ed altro sono costretta a scroccare il computer ai vari colleghi abilitati.

Vi terrò aggiornati.

Friday, February 05, 2010

I dolori di un giovane Jedi

Tanto tempo fa in una galassia lontana lontana, avevo promesso alla mia amica Eva che avrei fatto il costume di Barris Offee, da portare in coppia con il suo da Luminara Unduli.

Questo accadeva qualche anno fa, finalmente, complici alcune condizioni favorevoli, mi sono decisa a mantenere questa promessa. Se visto superficialmente il costume di Barris sembra molto semplice, infatti si tratta di una gonna lunga dall'ampissima campana, un dolcevita nero ed un mantello.
Barriss Offee

I tre pezzi in se del costume non sono particolarmente difficili, se escludiamo il dolcevita, richiedono solo una gran quantità di tessuto (solo la gonna ne vuole 3), ma i problemi iniziano ad arrivare nel momento in cui ci si inizia a soffermare sui dettagli del vestito.

Barriss Offee
Come si vede chiaramente da questa immagine la maglia non è "liscia" ma presenta una serie di pieghe e pieghine, che danno l'impressione che il tessito sia in qualche modo crespo e mosso, in più la tonalità della maglia così come quella della gonna non è esattamente nero, ma di un blu scuro quasi nero.
Pur essendo maniaca dei particolari non ho molta voglia di creare ex-novo la maglia, dato che in commercio se ne trovano di già pronte a una cifre più che ragionevole, perchè il problema sarebbe nel trovare una stoffa particolare che sia allo stesso tempo aderente e crespa, senza parlare del colore impossibile.

Un altro problema legato a questo costume è il mantello. Si tratta di un tessuto tipo tela di lana che, vedendo nella foto come ricade, ha anche un certo peso, ma il problema è anche in questo caso la particolarità del tessuto.
Non si può non notare come questo la tela sia completaente operata con degli strani motivi grigio-azzurro.

Dopo un'estenuante ricerca durata più di mezz'ora nel mio negozio di fiducia, ho trovato del tessuto misto lana nero per la gonna, mentre per il mantello ho deciso di optare per questo raso blu che vedete nella foto.

raso blu
Ho scelto questo tipo di stoffa perchè mi ha colpito il motivo impresso sulla stoffa, ed ho pensato che potesse essere un buon compromesso tra la versione originale e la mia rivisitazione del costume.
Resta da vedere come sarà il risultato del mantello, per quel che riguarda il peso e quindi di come ricadrà la stoffa una volta tagliata e cucita, ma credo che nel caso sia troppo leggero e svolazzante, aggiungere della fodera di raso all'interno possa dare il giusto peso al mantello.

E se credete che i miei problemi siano finiti qui, vi sbagliate di grosso. Nei prossimi episodi avrò a che fare con la forgiatura di una spada laser - prima che me lo chiediate non ho intenzione di usare la mia Windu per due motivi: il primo è che la lightsaber di Barriss è azzurra, il secondo è che non voglio portare fuori di casa la mia master replica, dopo averla pagata tutti quei soldi - e la creazione di una cintura.

Tuesday, February 02, 2010

Lost in Sesto San Giovanni

Stamattina colloquio, era da mesi che qualcosa non si muoveva, e grazie ad un inaspettato risvolto di una situazione mi dicono che ci sarebbe un posto per addetto di back office che farebbe al caso mio. Anche se non ho mai avuto a che fare con cose di questo genere decido di accettare, in fondo la paga è più di quanto prendessi per impaginare figurine (sic!).

Il posto è a Sesto San Giovanni, terra di nessuno per la sottoscritta. E siccome non ho idea di come raggiungere il raggiungibil chiedo aiuto all' ATM, di solito giro-Milano ci prende abbastanza, così inserisco i dati del mio persorso nell'appostito form.
Un secondo dopo salta fuori il percorso che devo fare. Comodo penso.

Così, siccome voglio essere più che puntuale parto con un mostruoso anticipo, perchè non ho idea di come girino i mezzi fuori Milano. Arrivo a Cologno, trovo quasi subito la fermata dell'autobus e un quarto d'ora dopo scendo all'incrocio con via Edison.
Il più è fatto, penso, ora devo solo trovare il palazzo. Errore!

Ora il problema è che via Edison è un vialone lunghissimo, e che il sito dell'atm deve avere sbagliato, perchè nelle sue indicazioni c'erano segnate poche centinaia di metri a piedi per arrivare al punto di arrivo, invece grazie all'aiuto di un vecchietto autoctono, scopro che il palazzo in cui devo andare a fare sto colloquio è in fondo alla via e che è talmente alto che si vede stagliarsi, all'orizzonte, orgoglioso nel suo color verde petrolio.
Cielo azzurro
Non mi perdo d'animo, sono in anticipo sui tempi, ho l'iPod carico, ed è una bella giornata, capace di mettere di buon umore chiunque, così gambe in spalla e mi affido al random del mio lettore emmepitré.
E una decina di minuti dopo sono in dirittura di arrivo, i Boston di sottofondo rendono l'atmosfera quasi cinematografica, sembra uno di quegli arrivi a destinazione da film.
Il più è fatto, penso di nuovo, ora devo solo salire all'undicesimo piano. Cerco invano una portineria. Alla faccia delle misure di sicurezza, il passaggio è libero, accedo senza problemi all'ascensore e salgo all'undicesimo piano, magari c'è una reception sul piano, ma mi sbaglio di nuovo. Esco dall'ascensore e mi trovo chiusa fuori dagli uffici con una porta chiusa che si apre solo con i badge.

Oddio, forse ho sbagliato qualcosa, scendo di nuovo, torno al pian terreno, ma di guardiole e portinerie nemmeno l'obra. salgo su al primo piano, magari lì troverò qualcosa, ma ancora nulla, finchè non incrocio una signora che senza fatica nota la mia aria completamente spaesata e mi chiede cosa st cercando.
Le dico del colloquio e che la porta al piano è chiusa, lei mi sorride e mi dice di bussare, qualcuno mi aprirà.
Mi chiedo a cosa servano tutte ste menate sulla sicurezza se tanto poi basta bussare per entrare. Ma vabbè, se l'onnipotente vuole potrei anche riuscire a non ritardare a sto colloquio.
Busso una volta. Nula.
Rprovo, questa volta un po' più forte. Un signore sui 40 (o un trentenne che li porta male) mi apre e palesemente spiazzato dalla mia presenza mi chiede che cosa voglio, gli spiego che devo vedere la dottoressa I.T., mi dice di aspettarla in un angolo, che al momento non c'è e non sa dove sia. Mi metto tranquilla e aspetto, intanto le mie mani riprendono una temperatura quasi umana.

Poco dopo I.T. arriva, mi chiede quello che deve chiedermi, sembra che il mio modo di affrontare il colloquio le piaccia.
Un quarto d'ora ed un caffè dopo mi saluta, dice che avrò sue notizie a breve.

Non mi sembra vero, il colloquio è andato bene, l'idea di ver superato questo scoglio mi fa sfoderare un sorriso ebete. Poter tornare a lavorare è come riemergere da un'apnea forzata, come se anche solo respirare fosse un lusso.

E mentre mi avvio sulla strada del ritorno, scopro che girando l'angolo la stazione di Sesto Marelli mi sorride beffarda. Maledetta ATM.